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  • Immagine del redattoreFilippo P.

Giordania, la mia disavventura a Kerak

Aggiornamento: 17 gen 2022


In questo articolo voglio raccontarvi le mie disavventure nella poco ridente Kerak, e spiegarvi come mai io sconsigli vivamente un pernottamento in questa cittadina. Contestualmente vi fornisco anche qualche informazione utile sulla visita al castello, che invece è assolutamente meritevole.

La vista dal castello di Kerak
La vista dal castello di Kerak

Il castello


Parto proprio dal castello, perchè rappresenta l'unico motivo per cui vale la pena pianificare una tappa a Kerak. Risale all'epoca delle Crociate e fu costruito in una posizione decisamente strategica, che domina tutto il paesaggio circostante. Kerak si trova infatti a oltre 900 metri sul livello del mare, e soprattutto se venite direttamente dal Mar Morto (a -400) vi accorgerete dello sbalzo climatico non indifferente.

Una galleria del castello di Kerak
Una galleria del castello di Kerak

Raggiungere il castello è piuttosto semplice, perchè è ben indicato, e l'accesso è gratuito col Jordan Pass. Merita senza dubbio una visita soprattutto per quanto riguarda la parte sotterranea, composta da un dedalo di gallerie illuminate in maniera molto suggestiva.

Probabilmente conviene pagare una guida e farsi spiegare bene la storia e il significato di quello che si sta vedendo, visto che all'interno del castello non è presente nessun tipo di indicazione o di cartello descrittivo. La Lonely Planet in questo non è certo d'aiuto: descrizioni molto sintetiche, piantina del castello incomprensibile e informazioni, ancora una volta, non aggiornate (il Museo dell'Islam, indicato come "da non perdere", è chiuso da due anni).

Qui finiscono le cose da vedere a Kerak: in un paio d'ore visiterete il castello, dopo di che il mio consiglio è di passare oltre.


Dramma #1: l'alloggio


Dormire a Kerak non è sicuramente una buona idea. Come abbiamo constatato sulla nostra pelle, esiste solamente un hotel dove poter dormire in condizioni igieniche dignitose, ed è il Cairwan Hotel, comunque di livello piuttosto basso stando alle recensioni. La Lonely Planet ne indica altri 3, ma sono tutti chiusi definitivamente. Noi abbiamo avuto la malaugurata idea di optare per un'altra soluzione, trovata su Booking, ovvero la casa di un privato, denominata Kerak House, che mostrava delle foto di un terrazzo con vista sul castello e aveva un prezzo decisamente basso (23 JD per una notte). Mai ci fu scelta più scellerata, vi racconto perchè.

Arrivati in loco, dopo la visita al castello, come indicato nella prenotazione ci dirigiamo al ristorante Al Fid'a (di cui parlerò dopo) e chiediamo di chiamare il proprietario: dopo qualche minuto si palesa un vecchio giordano ansimante che non parla una parola di inglese e ci fa segno di seguirlo in macchina fino alla casa, dove arriviamo dopo pochi metri. Qui ci rendiamo conto di avere una gomma a terra (le fortune non vengono mai sole) e si apre la seconda parentesi del dramma, di cui parlo sotto. Saliamo quindi le scale di una casa fastiscente, facendoci luce con la torcia del telefono (ormai era buio) ed entriamo nell'appartamento, dove il giordano ansimante ci mostra il suo bijoux dicendo solamente "beautiful, eh?" ogni tre secondi. Ma di beautiful non c'è proprio niente: bagno che cade a pezzi con cestino pieno di carta (sporca) dei precedenti ospiti, cucina con piatti sporchi e impressione che possa saltare fuori uno scarafaggio da un momento all'altro, letto "matrimoniale" disfatto e composto da due letti singoli di cui uno duro come il marmo e l'altro avvolto nella plastica (???). Un moderno climatizzatore ci dà l'impressione che almeno non congleremo, ma constatiamo poco dopo che è rotto. Ciliegina sulla torta, al posto della colazione (inclusa in teoria) ci vegono forniti 2 JD dicendo (o meglio, mimando) che con quelli ci saremmo potuti comprare un'abbondante colazione.

Rimasti soli, nonostante avessimo già pagato, decidiamo che non possiamo rimanere lì e ci avventuriamo zaino in spalla in cerca di una nuova sistemazione, chiedendo aiuto ai ragazzi del ristorante Al Fid'a, nostro unico punto di contatto con la civiltà.

Scopriamo così che non esistono hotel se non il Cairwan (che è al completo), ma dopo varie telefonate i ragazzi ci scortano ad una specie di motel, schifoso ma quantomeno con un livello di igiene accettabile. Ce lo facciamo andare bene per disperazione.


Il ristorante Al Fid'a, il nostro faro


In questo deserto di civiltà, come detto, il nostro faro è stato rappresentato dai ragazzi dell'Al Fid'a, modesto e non economico ristorante a pochi passi dal castello, gestito dai figli maggiori (tra i 16 e i 20 anni) di una famiglia molto numerosa. Niente di memorabile in sè, ma l'accoglienza che ci hanno riservato e la genuinità con cui ci hanno aiutato nei numerosi momenti di bisogno, ci hanno lasciato un ricordo indelebile di questo posto e di queste persone. Anche nella peggiore delle situazioni, grazie a loro avremo dei bellissimi ricordi. Inutile dire che abbiamo mangiato lì a pranzo, cena e colazione. A cena hanno addirittura aperto solo per noi, ci hanno fornito una birra di contrabbando, ci hanno insegnato delle parole in arabo e raccontato un po' della loro vita. Quando abbiamo avuto bisogno per il dramma numero 1 (la casa) si sono prodigati per aiutarci, così come per il dramma numero 2: la macchina (vedi sotto).

Tutto ciò in una città dove il clima era tutt'altro che amichevole nei nostri confronti: nell'unico giretto che abbiamo provato a fare per le vie di Kerak, abbiamo incontrato diversi sguardi malevoli e un'impressione generale di ostilità verso i turisti occidentali. Motivo in più per trattenersi a Kerak giusto il tempo della visita al castello - e ovviamente per uno spuntino all'Al Fid'a.


Dramma #2: la macchina

"Se qualcosa può andar male, andrà male."

Tenendo pienamente fede alla legge di Murphy, in questo bellissimo contesto non poteva che aggiungersi un altro problema: la gomma dell'auto bucata. Una simpatica vite non ha trovato per conficcarsi nessun posto migliore della nostra gomma anteriore destra. Ce ne accorgiamo appena arrivati al primo dei nostri "alloggi", ma rimandiamo il problema per sistemare prima l'affaire casa. Andando a cena con la ruota a terra, ci rendiamo però conto che non possiamo più rimandare, e ovviamente chiediamo aiuto ai nostri amici dell'Al Fid'a. Che si improvvisano pure meccanici e, mentre noi mangiamo, insieme a un paio di amici ci sostituiscono la gomma bucata col ruotino di scorta, promettendoci di accompagnarci da un vero meccanico/gommista (a 30 km) la mattina successiva.

Giunto finalmente l'indomani, ansiosi di abbandonare Kerak, ci dirigiamo verso il ristorante per farci accompagnare dal meccanico, ma dopo pochi metri ci accorgiamo che anche il ruotino si è sfasciato e che stiamo grattando col metallo del cerchione contro l'asfalto. Disperati, molliamo lì la macchina alla bell'e meglio (con dentro tutti i nostri averi) e corriamo a piedi a chiamare i nostri salvatori: il più giovane era a scuola, il fratello molla il ristorante ad un amico e viene in nostro soccorso. Rimuove il ruotino con l'aiuto di un passante, quindi sequestra la nostra gomma (bucata) e ci dice di aspettare lì. Torna dopo mezz'ora con la gomma riparata, non è chiaro da chi e in che modo. Rimonta la gomma e siamo pronti a partire, tra mille ringraziamenti e saluti, senza neanche dover passare dal meccanico. La gomma resisterà, in maniera del tutto insperata, fino alla fine del viaggio (oltre 300 km dopo). Si conclude così la nostra epopea di Kerak.


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