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Stati Uniti, in camper nei parchi del South-west

  • Immagine del redattore: Filippo P.
    Filippo P.
  • 26 set 2024
  • Tempo di lettura: 13 min

A giugno 2022 la famiglia si è allargata, è arrivato Luca, ed è inutile negare che questo abbia cambiato di molto i tempi e le modalità dei nostri viaggi. Alla veneranda età di un anno e due mesi abbiamo deciso di svezzarlo col suo primo viaggio on the road, e interrogandoci su quale potesse essere la meta adatta abbiamo optato per gli Stati Uniti e per i rinomati parchi del South-west. Uno degli on the road più classici, in un paese occidentale e senza particolari difficoltà, ma non per questo meno affascinante di altre mete più esotiche.

Cercavamo una soluzione che ci permettesse di spostarci ogni giorno senza rifare le valigie, per cui abbiamo optato per il camper, nonostante per entrambi fosse la prima volta, e la scelta si è rivelata azzeccata. Più avanti nell'articolo vedremo i pro e contro di questa scelta, ma partiamo dall'inizio: il nostro itinerario.


La Monument Valley
La Monument Valley

Itinerario giorno per giorno


Giorno 0: Da Milano a Las Vegas

Partiamo da Linate e dopo uno scalo (con pernottamento) a Londra e dopo un lungo volo di 10 ore (che con un bambino di un anno equivalgono a 20 ore) arriviamo in una rovente Las Vegas, dove soggiorniamo al gigantesco e pacchiano The Venetian, uno degli hotel più noti della Strip, dove all'interno è ricostruita una piccola Venezia con tanto di canali.

L'impatto con Las Vegas è un po' straniante, complici il caldo e le 9 ore di fuso orario dall'Italia, per cui non riusciamo a goderci la serata e, contrariamente allo spirito del posto, andiamo a letto presto, rimandando al ritorno l'incontro con la Las Vegas in formato serale.


Giorno1: Da Las Vegas al Grand Canyon Km percorsi: 450

La presenza di un bambino piccolo comporta numerose difficoltà ma, almeno in viaggio, un vantaggio: al massimo alle 7 del mattino sei in piedi, quindi riesci a sfruttare al meglio la mattinata. In questo caso la sveglia piangente suona alle 6, e così alle 7 siamo già in giro per la città, godendoci l'unico momento in cui è addormentata, e riuscendo a girare tra gli hotel della Strip senza folla e soprattutto senza un caldo esagerato.

Hotel Venetian a Las Vegas

Dopo un giro tra Venetian, Ceasar's Palace, Paris e Bellagio, popolati quasi soltanto dagli ultimi irriducibili ludopatici, torniamo in hotel per il check-out e ci dirigiamo in taxi nel luogo dove partirà la nostra avventura: la casa del tizio da cui abbiamo noleggiato il camper.

NB: se andate a Las Vegas, mettete in preventivo di lasciare giù un rene ogni volta che salite su un taxi. Anche con Uber non va tanto meglio, soprattutto per le tratte da/per l'aeroporto.

Dopo un briefing un po' troppo sintetico da parte del proprietario del camper sul funzionamento del mezzo, andiamo a fare provviste al Walmart più vicino (il Walmart da qui in avanti diventerà la nostra seconda casa, perché qualsiasi cosa si voglia acquistare lì la vendono) e da lì partiamo per il primo e più impegnativo tragitto del viaggio: quello da Las Vegas al Grand Canyon.


Lungo l'iconica Route 66

La strada per gran parte è piuttosto monotona e una volta entrati in Arizona veniamo accolti da un diluvio. Percorriamo sotto la pioggia battente un piccolo tratto di Route 66 nei pressi di Seligman, più che altro per trovare un posto dove berci un caffè, ma per il resto questo primo giorno di guida non regala grandi soddisfazioni - quantomeno però Luca dorme diverse ore e ci lascia tranquilli. Arriviamo col buio al Grand Canyon, dove abbiamo giusto il tempo di prendere possesso della nostra piazzola in mezzo al bosco nel Mather Campground e di andare a dormire, confrontandoci con un problema che non avevamo messo in conto ad inizio agosto: il freddo di notte.


Giorno 2: Il Grand Canyon Km percorsi: -

Il secondo giorno compensiamo i km del giorno precedente dedicando l'intera giornata alla visita del Grand Canyon National Park. Ci svegliamo all'alba avvolti dal gelo nella nostra piazzola in mezzo alla Kaibab National Forest, e dopo una frugale colazione andiamo ad esplorare il primo di una lunga serie di parchi del nostro viaggio.

Partiamo a piedi dal Mather Campground e raggiungiamo il cosiddetto Trail of Time, un facile sentiero asfaltato (ottimo per chi ha passeggini) che costeggia il canyon per circa 2,5 km fino al rinomato Mather Point. Sbucando dal bosco, ci si trova subito davanti il Grand Canyon in tutta la sua vastità, una visione davvero impressionante e resa per noi ancora migliore dall'assenza di persone al mattino presto. Il punto d'arrivo del sentiero, invece, trovandosi a pochi metri da una fermata della navetta ed essendo molto famoso, purtroppo non gode di altrettanta quiete, ma la vista rimane comunque magnifica.


Contemplando l'immensità del Grand Canyon

Nel tardo pomeriggio, seguendo il consiglio di una autista della navetta, ci dirigiamo nella parte occidentale del parco, prendendo la linea rossa della navetta fino a Hopi Point (miglior posto per il tramonto insieme al vicino Mohave Point). Devo dire che, per quanto molto belli, questi due viewpoint aggiungono poco a quanto già visto, l'unico valore aggiunto è che si riesce ad intravedere il fiume Colorado in fondo al canyon.

Dopo il tramonto rientriamo al nostro camping dove trascorriamo (ancora al freddo) la seconda notte consecutiva.


Giorno 3: L'arrivo a Page

Km percorsi: 225

Salutiamo il Grand Canyon dalla Desert View Watchtower, viewpoint più orientale del parco, sicuramente di grande impatto, soprattutto se arrivate da Page o dalla Monument Valley e questo è il vostro primo assaggio del canyon. Volendo si può salire (a pagamento) sull'antica torre di vedetta, ma la vista è sostanzialmente identica.

Horseshoe Bend

Dopo un paio d'ore di guida in una strada sempre diversa e molto panoramica, arriviamo al parcheggio dell'Horseshoe Bend, uno degli spot più famosi del southwest americano, appena fuori dalla città di Page. L'accesso di per sé sarebbe gratuito, ma il parcheggio costa 10 $ a veicolo, quindi di fatto si paga, dato che a piedi non è raggiungibile. Dal parcheggio, una breve e facile camminata di 15 minuti conduce alla famosa ansa a forma di ferro di cavallo (da cui il nome) scavata dal fiume Colorado. Tappa immancabile per chiunque passi da queste parti.

Arriviamo infine a Page, dove prendiamo possesso della nostra piazzola nel comodo ma poco fascinoso Page Lake Powell Campground.



Giorno 4: Antelope Canyon e Lake Powell Km percorsi: 70

Il quarto giorno non prevede grandi spostamenti, ci manteniamo nei dintorni di Page. Iniziamo da un altro dei luoghi più famosi della zona: l'Antelope Canyon. Il canyon non è visitabile in autonomia, bisogna prendere necessariamente parte ad uno dei costosi ed affollati tour guidati, gestiti dalle popolazioni Navajo che abitano la zona.


Giochi di luce nell'Antelope Canyon

Ci sono sostanzialmente 3 punti differenti visitabili: Upper Canyon, Lower Canyon e Canyon X. Noi abbiamo optato per quest'ultimo (e siamo contenti di averlo fatto), perché è molto meno affollato (c'è un solo operatore che ci va, Taadidiin Tours), molto più economico (circa 50 $ a persona contro i 100 $ e passa degli altri due) ed è sostanzialmente identico (è lo stesso canyon qualche km più giù). Il tour è ben gestito (dagli unici Navajo simpatici che abbiamo incontrato in tutto il viaggio), e lo spettacolo naturale è meraviglioso, quindi è assolutamente da fare.


Nel pomeriggio visitiamo il Lake Powell - o meglio, ci proviamo, ma con scarso successo. Il lago è accessibile da due marine, Wawheap Marina e Antelope Point Marina, entrambe piuttosto anonime. Probabilmente è tutta un'altra cosa se si prende parte ad uno dei numerosi tour in barca sul lago, che tuttavia hanno prezzi molto elevati. Noi, avendo un bambino di un anno al seguito, abbiamo deciso di evitare, perché non saremmo comunque riusciti a goderci la gita in barca. Quello che però mi sento di consigliare, perché mi ha davvero colpito, è di fare un salto al Wawheap Overlook, uno splendido punto panoramico sul lago e non solo.


Giorno 5: Destinazione Monument Valley

Km percorsi: 200

Lasciamo Page in direzione di uno dei posti più iconici degli Stati Uniti: la Monument Valley, resa celebre da numerosi film western e non solo. Quello che attraversa la valle e i suoi buttes è uno dei tratti di strada più emblematici del road trip, e probabilmente è ancora più suggestivo se percorso nel senso inverso rispetto al nostro (quindi arrivando da Moab).

Prendiamo possesso della nostra piazzola nel campground del The View Hotel, un hotel di per sé non particolarmente bello o ben gestito, ma che vanta una delle posizioni forse più belle al mondo, con una vista stupenda, in particolare all'alba. Costa circa 350 $ a notte (il Campground circa 100 $, ma non ha nessun servizio), ma sono soldi ben spesi, anche perché nei dintorni si trovano solo soluzioni poco meno care e molto meno belle.


Vista della Monument Valley dal The View Hotel

Causa pargolo di un anno, rinunciamo a tour in jeep o a cavallo tra i monumenti, e ci avventuriamo solo in una breve passeggiata, per poi tornare a goderci la vista dal campground, che vale da sola l'intero soggiorno qui.


Giorno 6: Arches National Park Km percorsi: 290

Ci svegliamo presto per goderci le luci del primo mattino sulla Monument Valley, quindi ci rimettiamo in marcia con il nostro camper verso l'area di Moab, Utah. Lungo la strada facciamo una breve sosta al Goosenecks State Park, un minuscolo parco che consiste sostanzialmente in un viewpoint sulle anse del fiume Colorado. Una breve e piacevole deviazione, niente di più.

Sosta panoramica al Goosnecks State Park

Da lì, procediamo diretti fino all'Arches National Park, meta finale della giornata, dove alloggeremo all'interno del parco nel remoto Devil's Garden Campground. Si tratta senza dubbio di uno dei parchi più belli dello Utah e del Sout-west, spesso escluso dai circuiti in questa zona, perché richiede una discreta deviazione, ma a mio avviso la merita tutta. Già solo attraversare il parco in macchina è bellissimo, ma i trail sono numerosissimi e permettono di raggiungere alcuni dei più begli archi naturali di pietra che danno il nome al parco. Solitamente chi visita il parco dorme nella vicina Moab, noi abbiamo invece il privilegio di pernottare all'interno, completamente circondati dalla straordinaria natura dello Utah.


Giorno 7: I panorami di Canyonlands e Dead Horse Point

Km percorsi: 95

Il risveglio a Devil's Garden ci permette di sfruttare le prime ore della mattina per percorrere uno dei più bei trail del parco completamente in solitaria. Il sentiero conduce a Broken Arch, uno dei più imponenti archi del parco, tramite un giro ad anello che parte proprio dal campground. Assolutamente consigliato, attenzione però che a volte non è semplice capire dove prosegue il sentiero (noi ci siamo persi 2-3 volte, ma fa parte del divertimento).


Broken Arch, Arches National Park

Dedichiamo quindi il resto della giornata a visitare gli altri parchi nei pressi di Moab, senza quindi macinare molti kilometri. Partiamo dal Canyonlands National Park, uno dei più vasti degli USA, di cui noi visitiamo solo una delle 3 parti, la più semplice ed accessibile: l'area conosciuta come Island in the Sky. Forse non il parco più bello, ma sicuramente uno di quelli che maggiormente dà la percezione degli spazi sterminati e incontaminati che caratterizzano quest'area del mondo.

Vista l'assenza di campground per camper all'interno del parco, ci spostiamo nel tardo pomeriggio al vicino Dead Horse Point State Park, piccolo e abbastanza simile al precedente parco, ma comunque meritevole di una visita per la vista magnifica di cui si può godere già dal Visitor Center. Eravamo nel pieno degli Stati Uniti, ma la sensazione era di essere davvero ai confini del mondo.


Giorno 8: Il cuore dello Utah

Km percorsi: 290

Giornata sulla carta poco densa, con un lungo trasferimento per avvicinarsi al Bryce Canyon National Park, ma che in realtà ha riservato paesaggi e panorami inattesi. Siamo nel cuore dello Utah, in un tratto sicuramente più lontano dai principali circuiti turistici, e per questo ancora più sorprendente. Dopo un primo tratto di strada anonimo, imbocchiamo la Route 24 in direzione sud, e dopo alcuni km nel nulla più incontaminato, facciamo una tappa al Goblin Valley State Park.

Fruita al tramonto, Capitol Reef National Park

Il parco si chiama così a causa di alcune stranissime formazioni rocciose che ricordano dei goblin (in realtà sembrano più dei funghi, se non dei falli), una breve ma interessante deviazione, che vale la pena fare.


Proseguiamo quindi fino ad arrivare a Fruita, nel cuore del Capitol Reef National Park: la parola che mi viene in mente per descrivere questo posto è "ameno". Un piccolo villaggio caratterizzato da antichi fienili e alberi da frutto, circondato da rocce rossastre che al tramonto si incendiano creando un contrasto magnifico col verde dei prati e degli alberi. Dormiamo qui, al Fruita Campground, nella pace più totale (qui non prendono neanche i telefoni).


Giorno 9: La Route 12 e Bryce Canyon

Km percorsi: 190

Riprendiamo la strada e le sorprese non sono finite: il tratto di Route 12 che ci separa da Bryce è forse il più spettacolare di tutto il viaggio, spaziando dai boschi di Capitol Reef alle aree desertiche tra Boulder ed Escalante. Alcuni tratti della strada sono davvero panoramici, non adatti a chi soffre di vertigini, e questa sensazione è sicuramente accentuata viaggiando in camper.

Gli hoodoos di Bryce Canyon

Arriviamo nel primo pomeriggio alla nostra destinazione finale: il Bryce Canyon National Park. A dispetto del nome, non si tratta di un vero e proprio canyon, ma più che altro di un altopiano che affaccia su una vallata costellata di hoodoos, pinnacoli di roccia striati di bianco, rosso e arancione. Il parco non è tanto grande e consiste in buona sostanza in una serie di viewpoint collegati da un sentiero che costeggia il bordo dell'altopiano. Lungo questo sentiero, spesso in prossimità dei punti più noti, si snodano alcuni sentieri che permettono di scendere in mezzo agli hoodoos, per ammirare il paesaggio anche da un'altra prospettiva. I punti a mio avviso più belli da vedere sono Sunrise Point, Sunset Point ed Insipration Point (tutti abbastanza vicini tra loro), mentre la passeggiata fino a Bryce Point potrebbe non valere la pena (è distante e la vista rimane sostanzialmente la stessa). In ogni caso tutto il parco è collegato molto bene da una navetta gratuita che lo percorre integralmente e passa con una buona frequenza.


Giorno 10: Zion National Park

Km percorsi: 135

Dopo Bryce Canyon, uno dei parchi più noti di questa zona è sicuramente Zion, situato a circa 2 h di distanza lungo la strada che porta in direzione di Las Vegas o di Page.

Zion Canyon, Zion National Park

Molti però commettono l'errore di sottovalutare questo parco, ingannati dalle foto online in cui può sembrare un po' più simile ai nostri paesaggi alpini, e di conseguenza meno d'impatto. In realtà, personalmente, è forse il parco che mi ha sorpreso di più, insieme ad Arches. Il parco è sostanzialmente formato da un profondo canyon (questa volta sì, è un vero canyon), ma a differenza del Grand Canyon, questa volta la prospettiva è dal basso, e tutti i trail partono a fondo valle (per poi eventualmente arrampicarsi sulle pareti di roccia fino a punti panoramici, come nel caso di Angel's Landing). Il paesaggio è verdeggiante e molto più d'impatto di quello che può sembrare in foto. Il punto sicuramente più interessante è quello in fondo al canyon, dove parte il sentiero che conduce ai The Narrows. Se siete senza figli e il pericolo di flashflooding è basso, fatelo fino in fondo.


Giorno 11: Rientro in Nevada: il Grande Caldo

Km percorsi: 315

Dedichiamo la mattina ad un ultimo giro nello Zion National Park, che come detto ha superato le nostre aspettative, prima di rimetterci in marcia.

L'obiettivo di questa giornata di viaggio era quello di riportarci verso Las Vegas, visitando il Valley of Fire State Park e dormendo sul Lake Mead, appena fuori da Las Vegas, per poi proseguire l'indomani verso la rovente Death Valley.

Alla guida del camper

Pochi minuti in Nevada, dopo giorni nel piacevole clima dello Utah e dell'Arizona, sono bastati a convincerci che dovevamo rivedere un po' i nostri programmi. Il Nevada in camper, d'estate, è qualcosa di oggettivamente impraticabile, quindi a maggior ragione la Death Valley non può essere inclusa in un itinerario simile, tanto più con un bambino piccolo.

Decidiamo comunque di dare una chance al Lake Mead, sperando di trovare un po' di ristoro nelle sue acque, e che l'escursione termica notturna renda tutto più sopportabile. Ma purtroppo non è così, di giorno si suda anche solo respirando, e di notte ci sono oltre 30 gradi e siamo senza allaccio elettrico per il camper (quindi senza aria condizionata). Ci ritroviamo così in piena notte a guidare a caso per la Lake Mead Recreation Area (che tra l'altro di giorno è molto bella, se solo ci fosse un clima accettabile), pur di tenere l'aria condizionata accesa. Ci fermiamo ad un certo punto in una piazzola a bordo strada, dove finalmente riusciamo a prendere sonno.


Giorno 12: Valley of Fire

Km percorsi: 130

Prendiamo una drastica decisione: l'ultima notte non possiamo passarla in camper.

La strada che attraversa il Valley of Fire State Park

Prenotiamo così un alberghetto a Moapa Valley, che useremo per trascorrere il pomeriggio stando un po' al fresco (e con un bagno vero!), e approfittandone per pulire un po' il camper e fare le valigie in vista della riconsegna prevista l'indomani.

Prima però, per non sprecare completamente la giornata, facciamo tappa al Valley of Fire State Park, che avevamo saltato il giorno prima per via del caldo. Nome quantomai azzeccato, una vera valle infuocata, anche al mattino presto. La maggior parte dei trail sono chiusi per pericolo di malori dovuti al caldo, ma anche solo percorrere il parco in macchina permette di godere di paesaggi desolati dai colori incredibili.

Se doveste visitare questo parco con un clima accettabile, pare che sia assolutamente da fare il trail che conduce alla Fire Wave, una formazione rocciosa a forma di onda, striata di rocce dai colori infuocati.


Giorno 13: Di nuovo Las Vegas

Km percorsi: 95

Il viaggio vero e proprio è terminato: si rientra a Las Vegas per restituire il camper e trascorrere l'ultima notte americana prima del ritorno a casa. Di questa giornata ricordo solo il caldo e l'indescrivibile piacere di trascorrere qualche ora in hotel con l'aria condizionata. Questa volta alloggiamo nella zona di Downtown, ricca di casinò e particolarmente vivace soprattutto la sera. Sperperiamo una decina di dollari alla roulette (ci erano rimasti giusto quei pochi inutili contanti) e andiamo a letto presto, l'indomani ci aspetta un lungo viaggio.


Giorni 14 e 15: Si torna a casa

Anche questa avventura è giunta al termine: salutiamo la rovente Las Vegas e voliamo verso casa, arrivando a Milano la mattina successiva, dopo un lungo scalo a Londra. Certi che, con gli Stati Uniti, si tratti solo di un arrivederci.


Stati Uniti in camper: vale la pena?

La risposta è piuttosto semplice a mio avviso: sì, ne vale la pena.

Innanzitutto perché dà la possibilità di dormire, a prezzi assolutamente contenuti (20-30 $ a notte) all'interno dei più bei Parchi Nazionali, invece che nelle tristi città-dormitorio sorte appena fuori (come Tusayan per il Grand Canyon, o Bryce per il Bryce Canyon). Questo significa non solo dormire in posti magnifici a contatto con la natura, ma godersi i parchi nelle prime ore del mattino e la sera al tramonto, quando il numero di persone presenti cala drasticamente.

In secondo luogo per un tema di costi: è vero che noleggiare un camper è decisamente caro (per risparmiare consiglio di rivolgersi al mercato tra privati su siti come rvshare.com), ma negli Stati Uniti anche dormire in un motel lungo la strada può arrivare a costare come un hotel 4 stelle in Europa. Sommando il costo di hotel + macchina, indicativamente si ottiene la stessa cifra di camper + campeggi. E il camper dà un innegabile vantaggio economico, quello di poter cucinare i pasti ovunque ci si trovi. In un paese dove qualsiasi pasto fuori diventa un salasso, il risparmio complessivo non è per nulla indifferente.

Ultimo aspetto positivo, non di poco conto, è quello di non dover rifare le valigie ogni giorno, pur spostandosi continuamente e non rimanendo quasi mai due notti di fila nello stesso posto.

Certo, ci sono anche degli svantaggi, sicuramente serve un po' di spirito di adattamento, è più ingombrante da guidare e parcheggiare e richiede un po' di accortezze e di manutenzione (scarico delle acque, controllo dei livelli dei serbatoi, doccia interna non proprio confortevole, ecc). Ma a mio avviso i pro superano ampiamente i contro.


Il nostro fidato camper

Considerazioni finali

Un viaggio nei grandi parchi del south-west americano è senza dubbio da fare nella vita. Sì, è molto inflazionato, va di moda e i prezzi sono molto elevati, ma lo spettacolo che la natura ha da offrire in questa parte del mondo è impareggiabile.

Nel nostro caso la scelta della meta è stata sicuramente condizionata dalla presenza di un bambino di un anno, ma anche senza figli (anzi, a maggior ragione senza figli) se sceglierete di affrontare questo viaggio, di sicuro non ve ne pentirete. E, come detto, sopra, il camper può rappresentare davvero un valore aggiunto.

Se siete amanti dei road trip, non esitate!


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