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  • Immagine del redattoreFilippo P.

Arabia Saudita, dove il turismo non è ancora arrivato

Dopo essere stato in Giordania nell'ormai lontano 2018 e negli Emirati nel 2021, la voglia di Medio Oriente è tornata a farsi sentire e, complici le restrizioni imposte dal governo italiano per il Covid, la scelta è ricaduta questa volta sull'Arabia Saudita. Un paese sotto certi aspetti controverso e ancora sconosciuto al turismo occidentale, dove fino a fine 2019 non esistevano i visti turistici (e in mezzo ci sono stati due anni di pandemia).

Tombe nabatee a Hegra
Tombe nabatee a Hegra

Ma cosa ci vai a fare in Arabia Saudita? Ma è sicuro? Queste le domande più frequenti che ricevevo prima della partenza. Bene, con questo articolo proverò a spiegare perché un viaggio in Arabia Saudita non solo è sicuro, ma è un'esperienza da fare quanto prima.


Come per la Norvegia, anche qui faccio una premessa: l'itinerario che descriverò in questo articolo non è stato studiato ed organizzato da me, ho preso parte ad un viaggio di gruppo di Avventure nel Mondo. Il motivo per cui mi sono trovato ancora una volta a viaggiare da solo è questa volta una gravidanza... insomma, la mia vita a breve cambierà radicalmente, e proprio per questo volevo concedermi un ultimo viaggio in solitaria.


A differenza di tutti quelli da me raccontati, come spiegherò più avanti, questo è un viaggio che al momento non è semplice da organizzare autonomamente, quindi lo scopo dell'articolo è principalmente quello di spiegare perché vale la pena andare in Arabia Saudita e cosa aspettarsi. Partiamo quindi dal racconto dei miei 9 giorni in Arabia, lungo l'antica Via dell'Incenso.


Itinerario giorno per giorno


Giorno 1: Da Milano a Riyadh

Come sempre, del primo giorno c'è poco da dire. Partiamo da Milano nel pomeriggio, e dopo un breve scalo a Doha atterriamo a Riyadh in piena notte.


Giorno 2: Riyadh

Prima giornata piuttosto impegnativa: dopo aver dormito 3-4 ore dedichiamo a Riyadh l'intera giornata, per poi decollare in serata alla volta di Tabuk. La capitale del Regno non offre particolari attrattive, per cui una giornata (ma anche mezza) è sufficiente per vedere i principali punti di interesse.

Il Kingdom Center a Riyadh
Il Kingdom Center a Riyadh

Iniziamo dal Kingdom Center, il grattacielo simbolo della città, che a qualcuno ricorda un cavatappi (a me invece ricorda più che altro l'Occhio di Sauron). Al non modico prezzo di 63 Rial a persona (circa 17 €) saliamo in cima allo Sky Bridge, il ponte che collega e due estremità del "cavatappi" al 99o piano. La struttura del ponte è molto bella, ma la vista sulla città è abbastanza limitata. Una vista migliore si ha invece dalla Globe Tower: il prezzo della salita è simile, ma l'osservatorio in cima è all'aperto e la visuale è molto più libera e a 360 gradi (in più si vede l'Occhio di Sauron). All'ora del tramonto è possibile cenare o prendere un aperitivo - rigorosamente analcolico - nella bellissima cupola sferica che dà il nome al palazzo. Noi siamo riusciti ad intrufolarci abusivamente anche se il ristorante era ancora chiuso, sicuramente non è economico ma la location merita.

Il distretto di Al-Turaif a Diriyah
Il distretto di Al-Turaif a Diriyah

Visitate le due torri, ci dirigiamo verso Diriyah, dove si trova il fiore all'occhiello di una visita a Riyadh: il distretto di Al-Turaif, sito Unesco, dove è possibile vedere l'antica cittadella fondata nel XV secolo. Purtroppo il sito era chiuso per un evento privato, per cui abbiamo potuto visitarlo solamente da fuori, nonostante le rassicurazioni del nostro autista che sosteneva di essere in grado di farci entrare ugualmente. Ripieghiamo quindi sulla visita della fortezza di Al-Masmak, probabilmente meno significativa ma comunque interessante.

Verso sera ci dirigiamo in aeroporto dove ci attende il volo interno per Tabuk: da lì inizierà il nostro on-the-road fino a Jeddah, lungo la Via dell'Incenso.


NB: un sito che merita sicuramente una visita nei pressi di Riyadh è il cosiddetto Edge of the World, che tuttavia è attualmente chiuso per manutenzione e non è chiaro quando riaprirà. Questa visita richiede un'escursione di un giorno intero, trovandosi a più di 2 ore di strada dalla capitale.


Giorno 3: La Hisma Valley Km percorsi: 220

Il deserto della Hisma Valley
Il deserto della Hisma Valley

Inizia il viaggio vero e proprio: sveglia presto e si parte per un'escursione in giornata nella Hisma Valley, una bellissima valle desertica estremamente simile al Wadi Rum in Giordania (che non a caso si trova a meno di 200 km di distanza in linea d'aria).

Dromedario nella Hisma Valley
Dromedario nella Hisma Valley

Giusto il tempo di una sosta in un supermercato per fare provviste per il pranzo, e con le nostre jeep, abilmente condotte da Ahmad e Muhammad, ci dirigiamo nel deserto, tra siq (canyon) strettissimi, archi di roccia, vallate di sabbia rossa e quel senso di libertà che solo il deserto sa regalare. Ci fermiamo a pranzare nei pressi della tenda di un pastore, che ci mostra la sua casa e ci fa assaggiare il latte di dromedaria appena munto.


Nel pomeriggio ci inoltriamo sempre di più nel deserto, e iniziamo a socializzare col nostro driver Muhammad nonostante parlasse solo arabo.

Siq piuttosto stretti nella Hisma Valley
Siq piuttosto stretti nella Hisma Valley

Con le mie scarse nozioni della sua lingua, riesco comunque a dare vita ad un siparietto divertente, facendomi prendere per il culo perché ho una moglie sola, mentre lui ne ha due (con 19 figli annessi).

Questa è un'escursione assolutamente da includere in qualsiasi viaggio in Arabia Saudita, ma che richiede necessariamente una guida locale, esperta dei luoghi ed abile nella guida su pista.


Verso sera rientriamo a Tabuk, facendo una sosta in un punto panoramico per ammirare il tramonto e per consentire agli autisti di recitare la preghiera serale (i musulmani pregano 5 volte al giorno). Ceniamo in un ottimo ristorante libanese a Tabuk, abbuffandoci di cibo e stupendoci per il conto incredibilmente basso (circa 75 € in 10 persone).


Giorno 4: da Tabuk ad Al Ula

Km percorsi: 535

Inizia il lungo viaggio verso sud, con una tappa piuttosto impegnativa in termini di km macinati. Lasciamo Tabuk al mattino presto, e in circa 3 ore di auto in mezzo a paesaggi desertici arriviamo al Wadi Disah, un ampio canyon nel deserto che ospita una rigogliosa oasi: uno dei posti più sorprendenti del viaggio, un'altra faccia del deserto che non avevo mai visto, dove il verde delle palme fa da contrasto al rosso delle rocce ed all'azzurro del cielo. Ci inoltriamo nel wadi con le nostre jeep, guadando pozze d'acqua e risalendo il canyon, fino a fermarci per un picnic in uno spiazzo all'ombra delle palme.

Wadi Disah
Wadi Disah

Questa escursione può essere effettuata in autonomia: è possibile infatti arrivare con qualsiasi auto fino all'imbocco del wadi, e da lì proseguire (a pagamento) con una delle tante jeep scoperte guidate da autisti locali.

Festa del Regno a Old Al Ula
Famiglie a Old Al Ula

Nel pomeriggio riprendiamo la strada fino ad Al Ula, dove giungiamo poco prima del tramonto. Prima di recarci al nostro "campo tendato" (che si rivelerà essere invece un camping piuttosto fighetto) facciamo un giro nella città vecchia di Al Ula.


Siamo molto fortunati, perché le vie della città vecchia, abitualmente poco frequentate, sono invase di famiglie locali intente a festeggiare il Kingdom Day (un po' l'equivalente del nostro 25 aprile). Abbiamo così l'opportunità di passeggiare in mezzo alla gente del posto, attirando su di noi gli sguardi incuriositi soprattutto delle donne, nascoste dal velo, e dei bambini.


Giorno 5: I dintorni di Al Ula Km percorsi: 100

Il quinto giorno avrebbe dovuto essere dedicato alla visita di Hegra, ma un errore (non nostro) nell'acquisto dei biglietti ci costringe a modificare il nostro programma. Dedichiamo quindi la giornata ad esplorare i dintorni di Al Ula, improvvisando un po', ma la giornata che ne viene fuori è tutt'altro che da buttare.

Elephant Rock ad Al Ula
Elephant Rock ad Al Ula

Facciamo conoscenza coi nostri nuovi autisti e iniziamo dalla famosa Elephant Rock, una roccia la cui forma ricorda appunto un elefante. Non entriamo nel sito (a pagamento) perché apre piuttosto tardi, ma non è un male, perché arrampicandoci su una duna appena fuori dal perimetro del sito riusciamo ad avere una vista sulla roccia e sulla vallata circostante molto più bella di quella che si potrebbe avere dai piedi della roccia stessa. Proseguiamo verso il Rainbow Arch, un enorme arco di roccia in mezzo al deserto. Per arrivarci ci sarebbe una comoda strada sterrata, ma ai nostri autisti non piacciono le cose facili e decidono di abbandonare la strada nonostante una delle due auto (un carrozzone gigantesco) avesse solo due ruote motrici e non avesse nemmeno sgonfiato le gomme. Finiamo così inevitabilmente per insabbiarci due volte, riuscendo a ripartire solo grazie all'intervento di un furgone dell'esercito e del suo gancio da traino. Sulla via del ritorno l'altra auto (quella che non si era insabbiata) buca una gomma. Una giornata fortunata, insomma.


Dopo una sosta in un "ristorante" molto caratteristico, dove per circa 2 € a testa ci servono una quintalata di riso con dentro un pollo intero da mangiare col cucchiaio (?), ripartiamo per un'altra area del deserto attorno ad Al Ula, con delle rocce dalle forme molto particolari. Il nostro driver chiamava questo posto Buraikah, ma temo ci sia qualche problema di traslitterazione perché su Google Maps è introvabile.

Il Maraya Conference Center
Il Maraya Conference Center

La tappa successiva è il Maraya Conference Center, un palazzo completamente ricoperto di specchi, che riflette l'ambiente circostante creando un effetto ottico che da alcune angolazioni lo fa sembrare trasparente. Fingendoci una troupe di fotografi internazionali (cosa molto poco credibile) riusciamo a scroccare una visita guidata delle installazioni artistiche presenti all'interno del palazzo, e soprattutto ad usufruire dei bellissimi e pulitissimi bagni presenti all'interno.

Panorama dall'Harrat Viewpoint
Panorama dall'Harrat Viewpoint

Concludiamo in bellezza ammirando il tramonto dall'Harrat Viewpoint, un punto panoramico incredibile da cui si vedono la città di Al Ula e le valli circostanti ricoperte da piantagioni di palme da dattero. Il baretto costruito in cima non serve ovviamente alcolici, motivo per cui è frequentato solamente da arabi, ma sospetto che nel giro di qualche anno cederà alle lusinghe ed ai facili guadagni del turismo internazionale.

Insomma, questa giornata improvvisata ci ha sorpreso in positivo, portandoci a scoprire dei luoghi davvero inattesi.


Giorno 6: Hegra e l'arrivo a Medina

Km percorsi: 385

Un'altra sveglia presto: ci attende una visita guidata dell'antica città di Al Ula. Questa volta è mattina presto, non ci sono feste e la via principale è deserta.

Le case di fango della vecchia Al Ula
Le case di fango della vecchia Al Ula

Accediamo all'area riservata alle visite guidate, dove attraversiamo un dedalo di viuzze tra le case di fango della città vecchia e ci arrampichiamo in cima alla fortezza. La vista sulla città vecchia (in gran parte ancora in fase di restauro) è davvero unica.

La giornata, partita già bene, va in crescendo: finalmente è arrivato il momento di Hegra (il cui nome moderno è Mada'in Saleh), senza dubbio uno dei pezzi forti del viaggio, sito Unesco e luogo certamente più fotografato di tutto il paese. Hegra sta all'Arabia come Petra sta alla Giordania: entrambe infatti sono antiche città costruite dai Nabatei, e sono caratterizzate da una lunga serie di magnifiche tombe scavate nella roccia.

Tombe nabatee a Hegra
Tombe nabatee a Hegra

Inutile girarci attorno: Petra è nettamente superiore a Hegra. Il Tesoro e il Monastero di Petra sono qualcosa di ineguagliabile, e la possibilità che si ha a Petra di girare liberamente per il sito viene meno nella gemella araba. Questo però non significa che non valga la pena di visitarle entrambe, magari in ordine inverso rispetto a quanto ho fatto io. Anche perché Hegra ha un vantaggio non indifferente, almeno per ora, e cioè l'assenza di orde di turisti. Attorno a voi avrete massimo 20-30 persone alla volta, e questo fa sì che la magia del luogo rimanga molto più intatta.


Terminata la visita, riprendiamo la strada verso Medina: 4 ore e una tempesta di sabbia più tardi giungiamo nella seconda città santa dell'Islam, aperta ai non musulmani solamente da dicembre 2021. La visiteremo l'indomani.


Giorno 7: Medina e il viaggio verso Jeddah Km percorsi: 340

Il primo obiettivo della giornata è procurarci degli abiti tradizionali, almeno per le ragazze del gruppo: senza quelli non possono nemmeno girare per la strada. Ci fermiamo quindi in un suq (mercato) locale, dove approfitto anch'io per acquistare il classico tunicone bianco con tovaglia-copricapo bianca e rossa e l'anello nero ferma-turbante. Insomma, l'abbigliamento più in voga in Arabia Saudita, quello che nel nostro immaginario collettivo è legato agli sceicchi ma che in realtà è l'abbigliamento di tutti gli uomini arabi.

Vestiti da arabi davanti alla Grande Moschea del Profeta, a Medina
Vestiti da arabi davanti alla Grande Moschea del Profeta, a Medina

Iniziamo quindi il giro delle moschee, provando ad intrufolarci all'interno nonostante in teoria siano riservate ai musulmani: ci va quasi sempre bene, tranne nella Grande Moschea del Profeta (la seconda più grande dell'Islam dopo quella della Mecca). Lì un paio di foto di troppo nello spazio antistante la moschea ci fanno identificare come intrusi da una guardia, che con estrema gentilezza ci scorta all'uscita. Nelle altre moschee riusciamo ad entrare, e l'atmosfera che si respira all'interno è qualcosa di davvero indimenticabile.


Dopo pranzo iniziamo la lunga marcia di avvicinamento a Jeddah: sono più di 600 km quindi dobbiamo spezzare il viaggio, dormendo lungo la strada. Ne approfittiamo per fare una tappa al bellissimo cratere di Al-Waba, dove aspettiamo il tramonto socializzando con dei ragazzi di Jeddah accampati a mezzo metro dal bordo del cratere.

Il cratere di Al-Waba
Il cratere di Al-Waba

Raggiungiamo quindi il nostro "hotel" ad Umm Al-Doom, un luogo dove non c'è assolutamente nulla (nemmeno un alloggio degno di questo nome), che ci regala però la cena più autentica di tutto il viaggio, consumata su un tappeto e senza l'utilizzo di posate di alcun tipo. Inutile dire che il conto finale è stato inferiore ai 3 € a testa.


Giorno 8: Arrivo a Jeddah

Km percorsi: 400

Il nostro viaggio on the road sta per finire: la mattinata se ne va in fretta macinando chilometri verso Jeddah, intervallati solamente da una sosta di un'oretta al suq di Ta'if, per la verità non molto autentico.

Scimmia nei dintorni di Ta'if
Scimmia nei dintorni di Ta'if

Lungo la strada ci fermiamo un paio di volte per vedere alcune scimmie tipiche di questa zona e, più avanti, per ammirare da lontano il gigantesco minareto della Grande Moschea della Mecca. Purtroppo l'accesso alla città santa dell'Islam è tuttora interdetto ai non musulmani, tanto che arrivati nelle vicinanze delle città si giunge ad un bivio dove viene indicato ai forestieri di avvalersi della "Non-muslim road". Mi auguro che nei prossimi anni possa cadere anche questo tabù, come avvenuto per Medina.

Case tradizionali nel quartiere di Al Balad a Jeddah
Case tradizionali nel quartiere di Al Balad a Jeddah

Arrivati a Jeddah sbrighiamo la pratica tampone, necessario per il rientro in Italia. L'ultimo decreto di Speranza ha sancito che dal 1 marzo sono rimosse tutte le restrizioni sui viaggi, ma ovviamente noi rientriamo il 28 febbraio e tocca fare il tampone, spero l'ultimo della mia vita. Ci dirigiamo quindi verso il quartiere di Al Balad (letteralmente "La Nazione"), ovvero il quartiere storico della città, dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco.

Spezie in vendita nel suq di Jeddah
Spezie in vendita nel suq di Jeddah

Partendo dalla Porta Nuova (Bab Jadid) ci inoltriamo nei vicoli della città vecchia, ammirando le tipiche case di corallo del Mar Rosso coi balconi di legno intarsiato: è facile capire perché si tratti di un sito Unesco. Giriamo per il suq (questo sì, davvero autentico!) che si anima soltanto all'ora del tramonto, e ci concediamo un caffè arabo nel caratteristico e instagrammabile baretto Bait Ziryab, che consiglio.

Concludiamo la giornata con una cena di pesce al ristorante Al Saedi sul lungomare, dalla cui terrazza si gode di una bella vista sulla fontana di Re Fahd, che si accende solo dopo il tramonto.


Giorno 9: Jeddah e il ritorno a casa

L'ultimo giorno è dedicato alla visita di Jeddah, la città più liberale e sicuramente più interessante del paese.

Il lungomare (corniche) di Jeddah
Il lungomare (corniche) di Jeddah

Iniziamo con una breve visita al mercato del pesce (niente di eccezionale) ed un tentativo a vuoto di visitare la Moschea di Al-Rahma (definita "moschea galleggiante" perchè si trova sull'acqua), chiusa al pubblico per lavori.

Decidiamo quindi di trascorrere la mattinata sulla corniche (il lungomare), godendoci il sole ed il venticello e percorrendo a piedi un tratto del lunghissimo percorso pedonale. Passeggiare lungo la corniche è davvero un piacere, così come fermarsi in uno dei baretti sul mare con terrazza a sorseggiare qualcosa di fresco.

La terrazza del bar terrazza del bar Maqahi Liyali Tarikhia
La terrazza del bar terrazza del bar Maqahi Liyali Tarikhia

Nel pomeriggio ci riportiamo nel quartiere di Al Balad (la città vecchia) per vederlo con la luce del giorno e concederci l'ultimo caffè arabo con datteri del viaggio sulla stupenda terrazza del bar Maqahi Liyali Tarikhia (tappa che consiglio vivamente a chiunque passi a Jeddah).

Arriva così il momento di dirigerci in aeroporto: il nostro viaggio purtroppo è finito, si torna a casa. Dopo un rapido scalo a Doha, atterriamo a Milano di prima mattina, freschi e pronti per una settimana lavorativa.


Altri luoghi interessanti

Oltre ai luoghi da me visitati, sono sicuramente ottime destinazioni da includere in un viaggio in Arabia Saudita:

  • Il distretto di Al-Turaif a Diriyah, vicino a Riyadh

  • Il sito noto come Edge of the World, raggiungibile in giornata da Riyadh

  • Neom, la città del futuro, vicino a Tabuk (attualmente in costruzione)

  • Il Mar Rosso e le sue isole nel tratto tra Umluj e Al Wajh

Questo tratto di Mar Rosso, a giudicare dalle foto, non ha assolutamente niente da invidiare alle ben note località egiziane (che si trovano di fronte), con il vantaggio che il turismo ancora non sanno cosa sia, quindi verosimilmente potrete godere di spiagge paradisiache in totale solitudine.

Per quanto riguarda Al-Turaif e Edge of the World, informatevi prima di partire per capire se sono aperti al pubblico (al momento del mio viaggio non lo erano).


L'Arabia è sicura?

Come detto ad inizio articolo, una delle domande più frequenti che ho ricevuto prima di partire per l'Arabia è stata: "ma è un paese sicuro?". La risposta è: assolutamente sì. La criminalità da strada è pressoché inesistente, la gente è ben disposta nei confronti dei turisti occidentali, da cui è incuriosita. In 8 giorni in terra saudita non ho mai percepito pericolo o insicurezza, nemmeno per un istante.

Oltre alle normali regole di buon senso valide in tutto il mondo, trattandosi di un paese musulmano con un alto livello di osservanza religiosa, bisogna attenersi ad alcune norme comportamentali per evitare di risultare involontariamente offensivi verso la loro cultura e le loro tradizioni. Ne parlo nel paragrafo successivo.


Come comportarsi in Arabia Saudita

Come detto, viaggiare in un paese islamico implica il doversi adeguare ad alcune regole di comportamento, e l'Arabia non fa certo eccezione. Oltre alle normali norme di buon senso, è bene:

Quasi tutte le donne arabe indossano il velo integrale
Quasi tutte le donne arabe indossano il velo integrale
  • Vestirsi in modo sobrio, soprattutto le donne. Gli uomini devono evitare i pantaloni corti, le donne devono sempre avere le gambe e le spalle coperte. In generale vanno evitati vestiti attillati o in qualche modo provocanti

  • Vestirsi adeguatamente per entrare nelle moschee (e a Medina anche per la strada): le donne devono avere il velo in testa (è sufficiente l'hijab), inoltre devono coprire le braccia (polsi inclusi) e le caviglie; l'accesso alle moschee è separato, le donne hanno uno spazio segregato, spesso molto più angusto e spoglio di quello per gli uomini

  • Chiedere sempre il permesso prima di scattare foto alle persone, soprattutto alle donne

  • Evitare categoricamente il consumo di alcol (che tanto sarà impossibile reperire in loco) e di droghe leggere; le pene per i trasgressori sono severissime

  • Se si viaggia in coppia, evitare effusioni in pubblico; se omosessuali, evitare di darlo a vedere perché l'omosessualità è illegale

  • Non introdurre droni in territorio arabo in quanto vietato per legge


Attenendovi a queste regole non avrete alcun tipo di problema.


Arabia fai-da-te: si può fare?

Un viaggio in Arabia completamente fai-da-te, ad oggi, è piuttosto complicato. Il paese, che pure ospita ogni anno milioni di turisti e pellegrini islamici diretti alla Mecca, non è ancora attrezzato per il turismo occidentale, anche se sa provando a colmare questo gap.

Le strutture alberghiere disponibili sui portali online (come Booking) sono pochissime e situate quasi eclusivamente a Riyadh, Jeddah e Al Ula; molti luoghi non sono indicati su Google Maps o sono indicati in maniera imprecisa; la maggior parte delle persone non parla una parola di inglese; persino la Lonely Planet dedica al paese poche pagine nella guida sulla Penisola Arabica. Insomma, non è come organizzare un viaggio in Giordania o in Oman.

Se volete evitare viaggi di gruppo e muovervi in autonomia secondo i vostri tempi, dovrete quantomeno affidarvi a qualche operatore locale per pianificare gli spostamenti e le principali escursioni. Questo ovviamente incide non poco sui costi: un viaggio in Arabia non è certo economico.


Sono sicuro però che sarà così ancora per pochi anni: il piano del governo Vision 2030 prevede l'indipendenza dell'economia araba dal petrolio entro il 2030 appunto, e il settore su cui si punta maggiormente è il turismo internazionale. Questo renderà più facile viaggiare in autonomia nel paese, ma porterà con sé anche tutti gli aspetti negativi dello sviluppo turistico. Se volete vedere un'Arabia Saudita autentica e incontaminata, vi conviene non perdere tempo!


Considerazioni finali

Come avrete capito, il viaggio in Arabia mi è piaciuto moltissimo ed è andato ben oltre le mie aspettative. Certo, è un paese ancora agli albori dal punto di vista turistico, con tutti i disagi che ne conseguono, ma proprio questo rappresenta uno degli aspetti più affascinanti di un viaggio in questa terra, che dal punto di vista naturalistico e culturale ha poco da invidiare ai suoi vicini ben più rinomati turisticamente, come Giordania e Oman.

Un viaggio qui permette anche di sfatare alcuni miti dell'immaginario collettivo, che lega questo paese a regimi autoritari e terrorismo islamico (quest'ultimo in maniera del tutto infondata). Innanzitutto il governo di un paese non ne qualifica la popolazione, altrimenti bisognerebbe evitare di viaggiare in più di metà dei paesi del mondo. Inoltre, per quanto siamo ancora ben lontani dagli standard occidentali in termini di libertà individuali, parità di genere e progressismo in generale, negli ultimi anni si stanno facendo degli evidenti passi avanti per emanciparsi almeno in parte dall'integralismo islamico che ha regnato fino a poco fa.

Per cui il mio consiglio è di mettere da parte tutti i pregiudizi e le perplessità, e partire al più presto per visitare questo paese, prima che l'avvento del turismo di massa possa contaminarne l'autenticità. Non ve ne pentirete!



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